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Acquisizione dell'archivio di Dario Paccino

La Fondazione Luigi Micheletti informa che la sua raccolta di archivi privati sui problemi dell'ambiente e della società contemporanea (www.musilbrescia.it) si è arricchita grazie alla donazione, da parte della moglie Lia e del figlio Sirio, dell'archivio di Dario Paccino (1918 – 2005).

Dopo aver partecipato alla Resistenza nelle Brigate Matteotti, Dario Paccino si è fatto conoscere nel 1956 con il libro Arrivano i nostri, in cui ha raccontato gli effetti ecologici dell'invasione dei "bianchi" nelle terre dei popoli nordamericani sbrigativamente chiamati "pellerossa". I bianchi, di fronte a spazi apparentemente sterminati, hanno trasformato i pascoli in coltivazioni agricole intensive, incompatibili con le risorse del suolo, hanno distrutto la popolazioni di bisonti, privando dei mezzi di sussistenza i nativi e uccidendoli quando difendevano le terre che erano "loro". In pochi decenni i campi sono diventati aridi e sterili, e i coloni hanno dovuto spingersi sempre più a ovest lasciandosi alle spalle distese di ossa di bisonti e di nativi e di terre desolate.

Dario Paccino nel 1970 divenne segretario generale dell'associazione Pro Natura, presieduta dal botanico Valerio Giacomini, e direttore della neonata rivista dal titolo significativo "Natura e Società".

Nel 1972 Einaudi pubblicò quello che è probabilmente il più importante contributo di Dario Paccino, L'imbroglio ecologico, un libro destinato a suscitare polemiche ma anche a dare nuovo respiro all'ecologia. Nel suo libro Paccino spiegò che la violenza sulla natura non è dovuta ad un astratto "uomo" miope e imprevidente, ma a regole sociali ed economiche che impongono di sfruttarne al massimo le risorse in nome del progresso.

Il libro fu subito un successo editoriale, per molte settimane in testa nelle classifiche dei saggi più letti. Venne criticato un po' da tutte le parti ma fu anche oggetto di tesi di laurea e di seminari universitari, esso poneva con forza e in anticipo rispetto alla cultura dominante problemi che sono al centro della realtà attuale.

Sull'onda del successo del primo libro, Einaudi nel 1976 pubblicò un secondo libro di Paccino, L'ombra di Confucio: uomo e natura in Cina, un appassionato resoconto di un viaggio nella Cina della Rivoluzione culturale. Nel 1979, dopo la catastrofe al reattore americano di Harrisburg, Paccino criticò, con il libro dall'ironico titolo: La trappola della scienza: tutti vivi ad Harrisburg, coloro che sostenevano che non era successo niente, che il nucleare era la fonte di energia più sicura ed affidabile: purtroppo Chernobyl nel 1987 e Fukushima nel 2011 insegnano, ma non sappiamo quanto, che le cose non stanno così.

In un libro del 1990, I colonnelli verdi e la fine della storia, Paccino denunciava come molti nuovi ambientalisti, nell'illusione di collaborare alla lotta all'inquinamento, diventavano interni ad un potere politico ed economico impermeabile all'istanza di porre fine al rapporto distruttivo che abbiamo con la natura. Nel 1994, con Gli invendibili, poneva l'attenzione sui lavoratori che, espulsi dal processo produttivo, perdono il proprio "valore" perché nessuno li "compra" più; fenomeno che oggi ha assunto dimensioni macroscopiche.

L'opera di Dario Paccino, fatta anche di centinaia di articoli e scritti minori, tratta temi che sono al centro dell'attuale momento storico, anche se si vorrebbero aggirare o accantonare, e si fonda su due semplici assunti: il riconoscimento dei limiti fisici delle risorse naturali; il persistere ingiustificabile dell'antica frattura tra ricchi e poveri. Le sue carte sono uno strumento indispensabile per capire come li abbia tradotti in pratica, facendone uno strumento per analisi controcorrente, stimolanti, sorprendenti.

In allegato il comunicato stampa.

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