Raccolta museale
     
Progetto Est

in fucina
con il fabbro ferraio

Nel corso dell’anno scolastico 2007/2008, nell’ambito del Progetto EST sono iniziate le attività del percorso didattico
In fucina con il fabbro ferraio del Museo del Ferro, primo polo del Museo dell’Industria e del Lavoro “Eugenio Battisti” di Brescia (musil), rivolto alle scuole cittadine primarie e secondarie di primo grado.

Come previsto dalle attività del progetto, nei mesi di febbraio e marzo 2008 si è svolto il corso di formazione per gli insegnanti che in maggio hanno poi partecipato con le loro classi alla visita e al laboratorio al Museo. Esso si è articolato in n. 3 incontri pomeridiani di n. 2 ore ciascuno presso la Fondazione Luigi Micheletti di Brescia, nelle seguenti date: 29 febbraio, 7 marzo e 14 marzo. Gli incontri sono serviti ad illustrare questi contenuti: la disciplina dell’archeologia industriale e il grande progetto del musil; la storia e la cultura materiale del quartiere di San Bartolomeo, dove è sito il primo polo del Museo del Ferro, ponendo particolare attenzione alla lavorazione del ferro nella fucina; gli obiettivi e i contenuti del Progetto EST e del percorso “In fucina con il fabbro ferraio”.
   
 
In data 29 febbraio, Michela Capra, curatore del progetto, ha dato il benvenuto ai docenti ed ha introdotto contenuti e obiettivi della formazione; Daniele Mor, conservatore del musil, con l’ausilio di un CD-R e di fotografie digitali ha illustrato il progetto e l’articolazione delle sedi museali; Samantha Margoni, operatrice didattica del Museo del Ferro, basandosi su slides tratte dalla propria tesi di laurea in Scienze turistiche presso l’Università Cattolica di Brescia, ha invece parlato della nascita, degli sviluppi e dei principali progetti, italiani ed esteri, dell’archeologia industriale.

In data 7 marzo, Michela Capra ha introdotto gli insegnanti alla storia, alle antiche attività artigianali e alle testimonianze di cultura materiale del quartiere bresciano di San Bartolomeo, servendosi del video-documentario del Museo e di fotografie e mappe storiche; sono stati quindi illustrati meccanismi e funzionamenti dei macchinari della fucina da ferro, dalla canalizzazione esterna delle acque alla ruota idraulica, dall’albero e dal maglio alla forgia e all’incudine; è stata anche prestata attenzione alla figura del fabbro ferraio e ad elementi di cultura popolare legati alla tradizionale attività di forgiatura del ferro, che ha tanto caratterizzato il territorio delle genti bresciane.

In data 14 marzo, Michela Capra ha illustrato gli obiettivi e i contenuti del Progetto EST e del percorso In fucina con il fabbro ferraio. Ha inoltre spiegato il perché dell’importanza delle fonti orali e del rilevamento di informazioni raccolte sul terreno tra i testimoni diretti delle secolari attività artigianali e, in questo caso, legate alla siderurgia, a fini scientifici ma anche di didattica interattiva tra diverse generazioni, invitando gli insegnanti ad intraprendere analoghi percorsi di ricerca insieme ai propri allievi. A tale proposito, è stato invitato ad intrecciare un dialogo con gli insegnanti il sig. Carlo Pedretti, maestro del ferro di Bienno (Val Camonica) nonché restauratore del canale, della ruota, dell’albero e del maglio della fucina. Gli insegnanti hanno partecipato a tutti gli incontri con vivo interesse e coinvolgimento, dimostrandosi entusiasti del percorso intrapreso. Ad ognuno di loro è stata consegnata una cartella contenente gli abstract delle relazioni, una bibliografia essenziale tematica, il CD-R del musil e la Guida al Museo del Ferro.
   
 
Nel mese di maggio 2008, al Museo del Ferro hanno avuto luogo le visite e i laboratori delle classi primarie e secondarie di primo grado di Brescia aderenti al Progetto EST. Della durata complessiva di tre ore ciascuno, di carattere interattivo e dall’approccio multidisciplinare, essi si sono articolati nelle seguenti fasi: nell’osservazione del sistema delle acque esterno al Museo, del funzionamento delle due ruote idrauliche, della macchina di albero e maglio e della tromba idroeolica; con l’ausilio del plastico e di alcune mappe storiche nell’osservazione della disposizione ottocentesca degli opifici nel quartiere di San Bartolomeo (magli da ferro e da rame, mulini, concerie di pellami, molature, macine da olio); attraverso fotografie e modellini in scala, nella comprensione della versatile applicazione della ruota idraulica negli opifici pre-industriali; e, infine, nell’osservazione diretta del lavoro del fabbro nella fucina, dal riscaldamento del metallo alla battitura al maglio, dalla rifinitura sull’incudine alla molatura del prodotto finito. Nell’ora di laboratorio, gli allievi si sono cimentati nel lavoro manuale di forgiatura di un disco metallico all’interno di un blocchetto per stozzatura. A conclusione dell’incontro, ad ogni classe è stato consegnato il kit da utilizzare a scuola, contenente dischi, martello e blocchetto per riprodurre la forgiatura del metallo sperimentata al Museo.
   
 
5 maggio: si inaugurano le attività. Sperimentiamo la visita guidata all’esterno e all’interno degli spazi del Museo, il laboratorio hands-on e la diretta osservazione del lavoro di riscaldamento, battitura e forgiatura del ferro nella fucina da parte dei fabbri.

7 maggio: rispetto agli anni precedenti, comprendiamo l’importanza dell’osservazione diretta del lavoro in fucina, del coinvolgimento, dell’immedesimazione e del desiderio di emulazione da parte degli allievi.

8 maggio: il plastico che riproduce in scala il quartiere di San Bartolomeo e la dislocazione degli opifici a metà dell’Ottocento si rivela un ottimo ausilio alla comprensione e alla lettura del territorio.

10 maggio: la gestione del lavoro di gruppo nell’ora di laboratorio non è cosa semplice, ma comprendiamo come la messa in pratica del lavoro manuale di battitura aiuta a risolvere i problemi e ad aiutarsi vicendevolmente.

13 maggio: più di ogni spiegazione orale del funzionamento della ruota idraulica negli opifici valgono i modellini in scala. Decidiamo di non essere noi operatori ad illustrarlo, ma chiediamo che siano gli stessi allievi a dire cosa osservano e a comprendere la trasmissione del moto ai macchinari.

14 maggio: il fuoco, il rumore dell’acqua e del maglio suscitano negli allievi grande meraviglia. Rimangono rapiti dall’abilità manuale dei fabbri. Doniamo loro i chiodi forgiati in loro presenza.

15 maggio: “Che bello questo Museo! Mi sono divertito!”. Questa la frase di molti, a conclusione dell’attività. L’apprendimento attraverso il gioco, l’interazione e la manualità è la strategia vincente per far sentire gli allievi coinvolti e a proprio agio. Il Museo diventa quindi luogo in cui si è attori e non ricettori passivi.

16 maggio: l’attività con le Scuole secondarie è di più difficile gestione di quella con le primarie. Di nuovo, capiamo che il coinvolgimento in prima persona di tutti gli allievi, stimolandoli all’analisi, alla sintesi, all’uso dei cinque sensi, aiuta l’interazione e stimola all’apprendimento.

20 maggio: il kit che consegniamo alla fine dell’attività viene interpretato dagli allievi come un dono e un invito al gioco e non come un ulteriore “compito a casa”. Il Museo viene incontro ai ragazzi e alla loro dimensione esperienziale.

21 maggio: allievi che a detta degli insegnanti sono di difficile gestione scolastica al Museo interattivo rivelano grandissime potenzialità. La loro vivacità si esplica soprattutto nell’attività manuale di laboratorio, ma anche nell’osservazione perspicace di modellini e macchinari.

22 maggio: il rapporto diretto con il fabbro ferraio, per il suo lato umano oltre che per le sue abilità lavorative, risulta di grande importanza per i ragazzi. Gli pongono domande che spesso esulano dall’attività vera e propria, ma che veicolano verso un apprendimento più “umanizzato”.

23 maggio: oltre che di vedere, i ragazzi hanno bisogno di toccare. Sentire con mano la materia, il peso, la consistenza dei materiali e degli strumenti della fucina. Attraverso il tatto, così come il suono e gli odori, l’esperienza di apprendimento viene maggiormente interiorizzata.

29 maggio: muoversi in libertà tra gli spazi del Museo significa sentirlo proprio. Lasciamo qualche istante di libertà per scoprire da sé angoli non toccati dalla visita, osservare e toccare con mano ciò che era sfuggito. I ragazzi tornano curiosi e pieni di domande interessanti.

30 maggio: capiamo quanto sia importante, prima di congedare gli allievi, radunarli seduti in Aula video, un luogo diverso rispetto a quelli in cui si sono svolti visita e laboratorio, per qualche minuto di riflessione a seguito di quasi tre ore di intensa attività. Oggetto del dialogo sono i temi affrontati, i momenti della visita, gli strumenti e i macchinari osservati, il lavoro del ferro, il laboratorio: cosa ha maggiormente colpito, cosa è piaciuto di più, che insegnamenti – al di là del mero apprendimento intellettivo – si possono trarre da questa esperienza. Emergono spunti interessanti per noi operatori e il confronto aiuta gli allievi a comprendere se stessi ed i propri compagni.