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Telaio meccanico della ditta "E. Messa & C." di Milano della seconda metà del XIX secolo, funzionante col sistema detto "in alzata e abbassata".
Dall'alto:

raccoltadi bozzoli in una filanda del Bergamasco nei primi anni del Novecento;

torcitoida seta della filatura lombarda Dell'Oro, seconda metà dell'Ottocento.
Tessitoio circolare da seta azionato a mano, del XVIII secolo, conservato nel Museo storico provinciale di Gorizia.
Interno della "sala cottura bozzoli" della Filanda Serlini di Calcinato (Brescia) nel 1908.
Intorno alla metà del Settecento l'Italia produceva metà della seta mondiale e a metà dell'Ottocentola seta rappresentava, in valore, più dell'80% dell'esportazione lombarda ed il 40% di quella piemontese.
I grandi capitalisti dell'epoca erano i mercanti di seta, che finanziarono le prime industrie di altri settori (meccanica,ecc.). L'Italia vantava anche antichi primati tecnologici (ad iniziare dal mulino da seta), ma si trovò
in difficoltà di fronte alle innovazioni prodotte dalla rivoluzione industriale.
Fra i primi ad introdurre la caldaia a vapore nelle filande si può ricordare il milanese Alberto Keller,mentre i primi telai meccanici compaiono nelle tessiture di Pietro Gavazzi di Desio.
La seta ha avuto un ruolo cruciale nell'avvio dello sviluppo economico italiano, quando poteva contare su una manodopera stagionale abbondante e poco pagata. Venendo menotali condizioni, la seta naturale perse la sua importanza, anche perché l'Italiada esportatrice di tessuti finiti aveva dovuto ripiegare sulle esportazioni di semilavorati.
Nondimeno, nel corso del XIX secolo, il principale settore industriale italiano fu proprio  quello  tessile,   nel   cui  ambito  si
andrà prepotentemente affermando la lavorazione del colore.